Cous cous: un viaggio tra Africa e Sicilia

Oggi abbiamo la fortuna di guardare un menù e poterne apprezzare cibi provenienti da ogni parte del mondo. Questa fortuna è frutto degli incontri tra popoli che si sono susseguiti nel tempo e ad una società sempre più cosmopolita.

È vero infatti che accanto alla cucina tradizionale del nostro Paese troviamo sempre più spesso un quantitativo di cibi di cui magari ignoriamo la provenienza o la storia del loro arrivo nelle nostre tavole.

Ecco perché oggi vi parleremo di un piatto dalle radici millenarie che da parecchio ormai è protagonista della nostra cucina, il cous cous.

Un po’ di curiosità storiche

Questo alimento principe del Nord Africa sembra risalire al VII secolo dopo Cristo, anche se un’affascinante leggenda lo colloca diverso tempo prima. Pare infatti che nel 950-930 prima di Cristo Re Salomone si concedesse grandi mangiate di cous cous per alleviare le pene d’amore causate dalla Regina di Saba.

Tornando a tempi più recenti questo alimento povero è diventato fonte di sostentamento delle popolazioni nomadi diffondendosi gradualmente dai paesi più interni dell’Africa Nord Occidentale fino al Maghreb, dove ancora oggi ne consumano grandi quantità accompagnandolo con verdure, carne di agnello/montone e brodo, con una salsa piccante detta harissa a base di peperoncino, olio e aglio.

Il cous cous è giunto in Europa – in particolare in Italia, Spagna, Francia – grazie ai mercanti che con le loro navi solcavano costantemente i mari. Per essere ancora più precisi, uno fra i primi luoghi in cui fu adottato e apprezzato il cous cous è la Sicilia nel Seicento, quando gli Arabi lo diffusero a Trapani e in tutta la zona circostante.

Il cous cous in Sicilia

Trapani è diventata la culla del cous cous siciliano, meglio conosciuto come “Couscous alla trapanese” o cùscusu nel dialetto locale. Questo cibo è ottenuto dalla semola di grano duro macinata, setacciata e lavorata con le mani sino ad ottenerne minuscoli granelli che vengono cotti a vapore in una speciale pentola di terracotta smaltata e condito con un gustoso brodo di zuppa di pesce.

A San Vito Lo Capo, nella provincia di Trapani, il cous cous è diventato un piatto iconico, tanto da essere celebrato ogni anno con il “Cous Cous Fest”, una manifestazione internazionale che riunisce chef e appassionati da tutto il mondo per celebrare questo straordinario piatto.

Il cous cous trapanese si distingue da quello di altre nazionalità per almeno due aspetti. Il primo è la cottura nel brodo di pesce e il secondo riguarda la pentola nella quale viene cotto, ovvero la cuscussiera. Essa è divisa in due parti e il cous cous cuoce praticamente a vapore, sprigionato dal brodo posto nella parte sottostante della stessa.

Per fare un ottimo brodo di pesce bisogna mettere insieme diverse tipologie di pesce e crostacei, ai quali aggiungere carote, sedano, cipolle, zafferano ed erbe aromatiche.

Come esaltarlo al meglio.

Come abbiamo già fatto accenno, il cous cous rappresenta un regalo delle dominazioni che si sono susseguite in Sicilia nell’arco della storia. Proprio per questo, ormai, possiamo affermare che questo piatto faccia parte della cultura culinaria siciliana a tutti gli effetti.

Per esaltarlo al meglio, soprattutto nella sua versione trapanese, suggeriamo di abbinarlo ad un vino aromatico che è l’emblema della cultura dell’isola: lo Zibibbo.

Lo Zibibbo secco di Baglio Diar, Fantasia, grazie alle sue note di agrumi ed erbe aromatiche, accompagna alla perfezione il ricco sapore del cous cous di pesce in un piacevole e lungo finale.

Dopo questo piccolo viaggio tra le curiosità e la storia di questa specialità del Mediterraneo, non ci resta che sperare possiate accogliere il consiglio e provare questo abbinamento che siamo certi vi lascerà senza parole.