È arrivato l’inverno che molti percepiscono come la stagione più ostica dell’anno a causa del freddo e delle intemperie. Infatti l’inizio dell’inverno sancisce di norma la fine delle lunghe calde giornate e si passa a meno ore di luce con temperature più basse.
Generalmente questo periodo di cambiamento, più o meno repentino a seconda della latitudine di un luogo, porta a connotazioni piuttosto infelici. Gli alberi si spogliano, l’abbigliamento si appesantisce, l’ultimo bagno al mare sembra un lontano ricordo e il progetto della prossima estate appare ancora più irraggiungibile.
In realtà l’inverno, per quanto la stagione più estrema, offre situazioni molto piacevoli che vissute in altri periodi non avrebbero lo stesso valore. Infatti sarebbe da ipocriti non apprezzare una bella doccia calda a fine giornata, un bel film sotto il pile o una cena vicino al camino a casa degli amici.
Si può dire che ogni stagione ha le sue peculiarità e risveglia delle emozioni legate a delle abitudini che condizionano le nostre scelte, anche quella del vino da bere.
Di inverno si usa preferire il vino rosso a quello bianco e in alcuni casi è una scelta fatta coscientemente ma in molti altri è un’abitudine priva di vere motivazioni.
Il freddo innanzitutto genera la voglia di un bicchiere di vino per riscaldarsi e sia la temperatura di servizio che il grado alcolico elevato porterebbe a pensare che l’unica soluzione sia una bottiglia di vino rosso. In realtà però si potrebbe scegliere tra un ampia gamma di vini bianchi con un grado alcolico superiore ai 14% che sono ottimi da bere a temperatura ambiente o leggermente freschi.
Alcuni piatti invernali ,inoltre, vengono associati a vini di altrettanta struttura percio’ si tende a preferire i vini rossi per la loro inclinazione ad un corpo pieno e la loro predisposizione all’affinamento in legno. Ad oggi, invece, una discreta percentuale di vini bianchi fa almeno un passaggio in barrique che dona più struttura e in alcuni casi attribuisce un corpo pieno proprio come i vini rossi.
D’altra parte un vino rosso non vuol dire sistematicamente qualcosa ma ce ne sono di diverse categorie. Ci sono rossi leggeri di facile beva oppure rossi di medio corpo che possono aver fatto un po’ di legno o anche vini di piena struttura che passano più tempo in barriques.
I vini rossi proposti da Baglio Diar, per esempio, rappresentano ognuno uno stile ben identificato e riescono ad accontentare gusti differenti.
Disira è un blend di Merlot e Syrah, di medio corpo e tannini morbidissimi. Al naso rilascia sentori di fragola e lampone mentre al palato regala fragranze di amarena e
delicate note speziate di pepe nero. Questo vino è ottimo anche fresco, particolarmente adatto per chi vuole bere un rosso elegante e profumato. Disira è perfetto da abbinare a carni bianche cucinate con erbe aromatiche o da provare con sughi di pesce mediamente piccanti.
Nedda è un Nero D’Avola 100% da un gusto avvolgente di frutti di bosco, con un corpo pieno, tannini medi e caratterizzato da lievi note tostate dovute ai tre mesi di affinamento in barrique. Al naso si percepiscono mora e chiodi di garofano che si ritrovano al palato insieme a mirtilli e nocciola. Nedda è un vino che si abbina bene a ricette di selvaggina speziate o a grigliate di crostacei.
Velata è un merlot 100% da un palato pieno e vellutato che affina sei mesi in barrique ed è ideale per gli amanti dei rossi strutturati. Al naso si percepiscono note di ribes nero, foglia di alloro e bacon. In bocca si distinguono sapori di prugna e liquirizia che durano in un lungo finale. Velata è un ottimo partner per stufati di manzo o arrosti di agnello al forno e da provare con formaggi di pecora stagionati abbinati a confetture di frutta rossa.
Che si scelga il vino in base al clima, il corpo o il tipo di abbinamento alla fine è sempre una questione di preferenze soggettive e finche’ queste scaturiscono da un’opinione sincera anche se non teoricamente corretta, non possono mai rappresentare un errore. Infatti non c’è teoria che superi il gusto perché il giudizio è sempre lecito se espresso dopo un’esperienza personale mentre in assenza di essa si tratterebbe di un preconcetto e questo non ha nessuna ragione o senso per esistere.